Partecipò alla guerra civile spagnola come commissario politico della XI Brigata Internazionale. Fu ferito a Guadalajara e tornò in Francia, dove diresse il quotidiano La Voce degli Italiani. Arrestato a Parigi il 10 febbraio 1941 dai nazisti, fu consegnato ai fascisti italiani. Fu incarcerato a Lucera e il 24 settembre 1941 avviato al confino di Ventotene. Dopo la caduta di Mussolini, l’impegno di Di Vittorio si esplicò nella ricostituzione dei sindacati liberi e fu il principale protagonista del “ Patto di Roma” col quale si dava vita alla CGIL unitaria, che egli diresse sino alla morte.
Membro della Costituente, deputato del PCI nel 1948 e nel 1953, fu eletto Presidente della Federazione sindacale mondiale. In Italia si batté strenuamente per il riscatto dei lavoratori e per la ripresa dell’economia. Perciò varò il “Piano del lavoro” e al congresso della CGIL di Napoli del 1952 propose uno “statuto per i diritti del cittadino lavoratore nell’azienda”, in questi anni affrontò, con coraggio e spirito unitario,
la scissione sindacale, la crisi della sconfitta alla Fiat, e i drammatici eventi di Polonia e d Ungheria nel 1956.
Mori a Lecco il 3 novembre 1957, stroncato da un infarto, dopo una riunione con gli attivisti sindacali.
[dalla quarta di copertina de Le catene spezzate, lavoro e libertà in Giuseppe Di Vittorio, a cura di Giuseppe Trincucci, Catapano, Lucera, 2021]