A soli 28 anni, fu candidata al Parlamento europeo in occasione della prima elezione risalente al giugno 1979. Mariella fu una delle due donne presenti nella lista che comprendeva le sei regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia): ottenne un risultato buono, ma non sufficiente per l’elezione. Alla fine degli anni ’70, in occasione del grande ricambio generazionale che interessò i vertici del Pci di Capitanata, venne chiamata a compiti di direzione generale, prima come componente della segreteria di zona della città di Foggia e del Subappennino e successivamente come responsabile del partito del capoluogo, prima donna a rivestire questo incarico.
Insieme ai problemi della città non dimenticò mai le tematiche femminili, con l’occhio attento a quella che negli anni successivi diventerà la bandiera delle donne, ovvero il tema del riequilibrio della rappresentanza all’interno delle istituzioni elettive, ovvero la democrazia paritaria. Un obiettivo che perseguiva non per sé, ma per l’insieme delle donne.
Quando il suo compagno, Lino Zicca, assunse incarichi di primo piano negli organismi dirigenti provinciali del Partito, chiese di cambiare incarico e di fare una nuova esperienza al di fuori del partito.
Nel 1988 si trovò così ad assumere incarichi di lavoro nell’ufficio di presidenza provinciale della Confederazione Italiana Coltivatori (corrispondente all’attuale Confederazione italiana degli agricoltori) col compito di seguire le problematiche connesse alla condizione delle donne coltivatrici. Un lavoro che svolse con entusiasmo e con una notevole capacità innovativa che le valse l’attribuzione della responsabilità regionale dell’Ufficio donne, segnalandosi tra i quadri femminili più attivi nell’ambito meridionale.
A marzo del 1991, dopo il congresso di Rimini che concluse la trasformazione del Pci in Pds (Partito democratico della sinistra), si trasferì a Brescia insieme a Lino Zicca che, con un gesto di coraggio e sensibilità, da segretario provinciale in carica aveva deciso di lasciare il lavoro politico a tempo pieno per andare a lavorare all’interno di una grande azienda italiana.
Nonostante fosse estranea a quell’ambiente, riuscì nel giro di pochi mesi a farsi notare e apprezzare per le sue solide coordinate politiche e per il suo intuito anche dal partito bresciano, che la volle per diversi anni nella segreteria cittadina e per alcuni mesi reggente della stessa, continuando l’impegno politico con grande disinteresse e straordinaria passione, così come aveva fatto per oltre venti anni, accettando – come allora si diceva – di servire il partito.
(note biografiche tratte da La passione e il coraggio, Michele Galante, in Antonietta Mariella, la passione politica di una donna del Sud, Fondazione Foa)